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Giurisprudenza commentata |
Enti ecclesiastici: ammissibilità e limiti dell’esenzione in materia di ICI
Cass. civ.,, sez. trib.
Cass. civ.,, sez. trib.
L'esenzione prevista dall’art. 7, comma 1, lett. i), del D. Lgs. 30 dicembre 1992, n. 504, è subordinata alla compresenza di un requisito oggettivo, rappresentato dallo svolgimento esclusivo nell’immobile di attività di assistenza o di altre attività equiparate, e di un requisito soggettivo costituito dal diretto svolgimento di tali attività da parte di un ente pubblico o privato che non abbia come oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali.
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Indebita compensazione, eccedere il tetto non è solo violazione fiscale
Cass. pen., sez. III, 07 luglio 2015, n. 36393
Un credito verso l’Erario, per quanto certo, è esigibile e, dunque, utilizzabile per la compensazione solo se riguarda il periodo di imposta in riferimento al quale è consentita la compensazione e in misura non eccedente il limite stabilito dalla Legge. Diversamente, la compensazione è indebita e costituisce reato tributario. A chiarirlo è la Cassazione con la sentenza n. 36393/15 depositata il 9 settembre scorso.
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L’inefficacia ipso iure del sequestro conservativo tributario
Misure cautelariL'autorizzazione a procedere al sequestro conservativo dei beni, ottenuto dall'Agenzia delle Entrate, sulla base di un avviso di accertamento, in seguito dichiarato illegittimo, deve essere considerato a norma dell'art. 22 D.Lgs. n. 472/1997, ipso iure, privo di effetti, in quanto il titolo sul quale si fondava è inefficace.
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Nullo l’accertamento se l’imprenditore durante l’anno non ha svolto l’attività
Cass. civ., sez. VI-T
È da considerarsi nullo l’accertamento, operato dall’Amministrazione finanziaria nei confronti di un imprenditore, ricostruito attraverso le movimentazioni bancarie che evidenziano prelevamenti e contestuali versamenti a fronte, tuttavia, di un’attività che, nell’anno accertato, non è mai stata esercitata. Gli Ermellini, con la sentenza n. 13369 del 30 giugno 2015, nel respingere il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, hanno confermato la sentenza dei giudici della C.T.R. che avevano rilevato l’illegittimità di un avviso di accertamento ad un imprenditore, basato sull’analisi dei movimenti bancari, che tuttavia, come rilevato dalla Guardia di Finanza, nell’anno accertato non aveva mai volto l’attività.
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Valido l’accertamento basato su quanto dichiarato dal sostituto di imposta
Cass. civ., sez. trib.
È da considerare corretto l’accertamento della maggiore IVA nei confronti di un contribuente che ha dichiarato di essere un dipendente ma il suo sostituto di imposta, nel caso in esame l’azienda che gli ha corrisposto i compensi, dichiara invece di essersi avvalso di prestazione di lavoro autonomo. È quanto hanno chiarito gli Ermellini con la sentenza n. 12559 depositata il 17 giugno scorso.
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Operazioni inesistenti, è utilizzabile lo storno delle fatture?
Cass. civ., sez. trib.
Lo storno delle fatture ex art. 26, D.P.R. n. 633/72, è uno strumento utilizzabile solamente quando l’operazione imponibile, non fittizia, sia venuta meno per specifiche patologie contrattuali. Ciò discende anche dal disposto dell’art. 21, co. 7, il quale prevede, allo scopo di ricondurre a coerenza il sistema impositivo dell'IVA, fondato sui principi della rivalsa e della detrazione, che, se è emessa fattura per operazioni inesistenti, l'imposta è dovuta per l'intero ammontare indicato o corrispondente alle indicazioni della fattura. La disposizione dell’art. 21, da un lato, incide direttamente sul soggetto emittente la fattura, costituendolo debitore d'imposta sulla base dell'applicazione del solo principio di cartolarità e, dall'altro, incide indirettamente, in combinato disposto con lo stesso D.P.R., art. 19, co. 1, e art. 26, co. 3, anche sul destinatario della fattura medesima, il quale non può esercitare il diritto alla detrazione o alla variazione dell'imposta in totale carenza del suo presupposto, cioè dell'acquisto (o dell'importazione) di beni e servizi nell'esercizio dell'impresa, arte o professione.
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Benefici a rischio se si vende e si riacquista senza trasferire la residenza
Cass. civ., sez. VI-T
Le agevolazioni fiscali previste dall'art.1, comma 4, nota II bis della Tariffa, parte prima, allegata al d.P.R. 26 aprile 1986, n. 131 sono subordinate al raggiungimento dello scopo per cui vengono concesse e, dunque, sono applicabili laddove gli acquisti delle unità immobiliari siano seguiti dall'effettiva realizzazione dell'intento di abitarvi da parte dell'acquirente. Ad integrare il presupposto per la conservazione del beneficio necessita anche (sebbene non espressamente previsto dalla lettera della legge) l’effettiva realizzazione dell’intento abitativo in virtù del concreto trasferimento della residenza nell’immobile (o negli immobili) ex novo acquistato dopo la rivendita del primo. In caso di sequenza di compravendite, per il bonus «prima casa» conta ogni atto e, dunque, per ciascuno degli acquisti il contribuente deve dimostrare l’effettivo trasferimento della residenza nel Comune in cui è ubicato l’immobile.
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È nullo l’atto sottoscritto dal “dirigente incaricato”...
CTP Milano, sez. XXV
Quale conseguenza della sentenza n. 37/15 della Consulta, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della disciplina che consente alle Agenzia fiscali di conferire incarichi dirigenziali ai funzionari privi della relativa qualifica anche senza il superamento di una procedura concorsuale, l’atto di accertamento impugnato da un contribuente perché sottoscritto da soggetto non dotato del necessario potere deve essere dichiarato nullo.
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